Youth employment e green economy: una rete di Smart Cities nel Sud Europa
di Massimo Preziuso
Se pure la bibbia del giornalismo anglosassone lo dice, sarà proprio vero: la disoccupazione giovanile è il più serio problema che il mondo deve affrontare in questi anni ’10. Nel suo “generation jobless” di qualche giorno fa, l’Economist ci dice che ci sono 300 milioni di ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni senza lavoro in tutto il mondo. Se per decenni questo problema era stato confinato ai Paesi in via di sviluppo e il corollario ne era la massiccia immigrazione verso quelli avanzati (con le relative tensioni sociali per i cambiamenti demografici che ciò comportava) ora la Grande Crisi certifica per la prima volta il dietrofront nelle condizioni di vita delle nuove generazioni. Le conseguenze derivanti da questa situazione sono enormi e di vario tipo:
- economico in quanto, ad esempio, un giovane disoccupato sarà molto probabilmente un adulto precario, che guadagnerà di meno (circa un 20% per i futuri vent’anni secondo uno studio di ) rispetto ad un suo coetaneo lavoratore.
- politico. Fermandoci all’Europa, già in seria difficoltà di tenuta per la costruzione dell’unione politica, la sensazione di sfiducia che colpisce la generazione Millennials finisce anche per investire i meccanismi della rappresentanza e di premiare i movimenti euro-scettici a causa di un’architettura comunitaria politicamente ancora molto fragile.