Parte il cammino per attuare l’Accordo di Parigi sul Clima. 5 cose da tenere a mente
di Francesco Rutelli
Oltre 170 Stati hanno firmato a New York l’Accordo sul Clima, che fu raggiunto nel dicembre scorso a Parigi da 196 Nazioni. Molti fanno retorica, ad esempio evocando a chiacchiere l’Enciclica ‘Laudato Si” di Papa Francesco. Ma come stanno davvero le cose?
1. Il livello di partecipazione e gli impegni sono positivi; il passo stabilito a Parigi, finora, viene rispettato. Ora occorre che almeno 55 Paesi rappresentanti il 55% delle emissioni totali ratifichino l’Accordo. E tentare di farlo già nel 2016. Sappiamo che se i termini dell’Accordo rimanessero fermi a quelli di Parigi, l’aumento medio globale della temperatura raggiungerà a fine secolo 2,7-3 gradi (non i 1,5-2° promessi) con conseguenze devastanti.
2. Dopo il fiasco del Protocollo di Kyoto, la Comunità internazionale ha scelto la strada di impegni diversificati da parte di ciascun contraente. Questo è positivo, ma comporta grossi rischi nell’attuazione effettiva. La transizione graduale più complessa riguarda gas e petrolio, e ha bisogno di carbon pricing. Ci sono segni di cambiamenti economici da cogliere: alcuni fallimenti di grandi aziende nel settore del carbone, e un volume globale di investimenti nelle energie pulite che ha raggiunto 329 milioni di $.
3. Sul piano ambientale, il 2015 si è confermato come l’anno più caldo della Storia, da quando si rilevano le temperature. E così i primi 3 mesi del 2016. Abbiamo appreso che il 93% dei coralli della Grande Barriera Corallina Australiana sono affetti da sbiancamento, a causa della crescita della temperatura marina. Al Polo Nord, nel Dicembre scorso, la temperatura è stata di 30 gradi superiore al normale.
4. L’Europa conta sempre meno, ma poiché emette meno gas inquinanti (i “gas-serra”) può esercitare una funzione politica, e ottenere dei vantaggi economici (a partire dalla bolletta energetica), di salute, di sicurezza energetica, di lavoro (nelle nuove frontiere della Green Economy, soprattutto nei settori dei trasporti e dell’edilizia), di attrattività per il turismo e gli investimenti. L’Energy Union sarà la nostra ‘parola d’ordine’ (noi organizzeremo una conferenza europea, con IDE e CFS, a Cagliari a fine Maggio).
5. Occorre ottenere risultati concreti e immediati: inizia a farsi strada la proposta che noi abbiamo lanciato lo scorso anno a Montecitorio: eliminare subito gli HFC, gas molto inquinanti, che possono già essere messi fuorilegge in base all’Accordo di Montreal sull’Ozono. E puntare sulle Foreste (dagli alberi vengono benefici molto maggiori del previsto in termini di assorbimento delle emissioni) e un’Agricoltura sostenibile (anche dimezzando gli sprechi alimentari).
Insomma: non ricordiamoci distrattamente, ma agiamo concretamente per l’avvenire del nostro Pianeta e delle generazioni che verranno.