L’IPCC conferma: stiamo cambiando il clima del pianeta
Secondo il nuovo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, frutto del lavoro di quasi 2500 esperti, il riscaldamento del clima della Terra è inequivocabile e i cambiamenti non hanno precedenti su una scala temporale che va dalle decine di anni ai millenni. Il rapporto, presentato oggi a Stoccolma, conferma inoltre le responsabilità delle attività umane. La nostra specie sta modificando il clima della Terra in modo evidente. Questa frase lapidaria ha annunciato la presentazione a Stoccolma del V Assessment Report (AR5) dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che ha aggiornato le basi scientifiche del cambiamento climatico.
A essere precisi, quella resa pubblica nella capitale svedese oggi è la versione dell’AR5 per i decisori politici, un documento di quasi 40 pagine. Una bozza del rapporto vero e proprio, circa 2200 pagine, sarà disponibile on line tra qualche giorno sul sito dell’IPCC, emntre la versione finale sarà diffusa in forma digitale e cartacea a gennaio 2014.
La sostanza però non cambia. Il riscaldamento del clima è inequivocabile, recita il rapporto, e molti dei cambiamenti osservati dal 1950 a oggi sono senza precedenti su una scala temporale che va dalle decine di anni ai millenni. Oceani e atmosfera si sono riscaldati, la quantità di neve e ghiaccio è diminuita, i livelli dei mari si sono alzati e sono aumentate le concentrazioni di gas serra in atmosfera. Tra 1880 e 2012, la temperatura media della Terra, ovvero quella della superficie degli oceani e delle terre emerse combinate insieme, è cresciuta di 0,85 gradi Celsius. Per il livello del mare l’intervallo di tempo è leggermente differente, tra 1901 e 2010, ma l’esito è lo stesso, un aumento, in questo caso di 19 centimetri.
In particolare, l’analisi delle temperature dell’atmosfera ha mostrato che ciascuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo del precedente e che il primo decennio del XXI secolo è stato il più caldo in assoluto dal 1850. Il riscaldamento degli oceani domina l’aumento di energia immagazzinata nel sistema climatico, ed è responsabile di oltre il 90 per cento dell’energia accumulata tra 1971 e 2010, come suggerisce anche l’aumento di 0,11 gradi Celsius per decennio registrato fino a 75 metri di profondità, sempre tra 1971 e 2010. I dati della criosfera non fanno eccezione. Sia l’Artide che l’Antartide hanno sperimentato una diminuzione dell’estensione dei ghiacci allo stesso modo dei ghiacciai in tutto il mondo. In questo caso le serie dei dati IPCC vanno dai primi anni novanta al primo decennio del XXI secolo, con l’eccezione dei ghiacciai per i quali è citata anche una serie storica che va dal 1971 al 2009.
La fotografia delle emissioni di gas serra di origine antropica è altrettanto impietosa e allarmante. Dal 1750, a causa delle attività umane (principalmente uso combustibili fossi, agricoltura e deforestazione) la concentrazione atmosferica di tre dei principali gas serra (anidride carbonica, metano e ossido di azoto) è aumentata, segnando un più 40 per cento nel caso della CO2.
Aumento delle emissioni e cambiamento del clima hanno una relazione di causa ed effetto, argomenta il rapporto. La conclusione è che il cambiamento del clima è causato dalle attività umane al 95-100 per cento, o “estremamente probabile” per dirla con le parole usate dall’IPCC. Per dare un termine di paragone, è la stessa percentuale che collega con una relazione di causa ed effetto il fumo delle sigarette e i tumori. Questo effetto antropogenico è confermato in maniera più dettagliata rispetto al precedente rapporto dell’IPCC del 2007, grazie alla stima del forzante radiativo (la perturbazione del bilancio energetico planetario) di ogni possibile fattore che possa indirizzare i cambiamenti climatici.
Le prospettive per il futuro non sono affatto rosee, come spiega Sergio Castellari, del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Focal Point IPCC per l’Italia: “Le proiezioni climatiche, infatti, mostrano che entro la fine di questo secolo la temperatura globale superficiale del nostro pianeta probabilmente raggiungerà 1,5 gradi oltre il livello del periodo 1850 – 1900. Senza serie iniziative mirate alla mitigazione e alla riduzione delle emissioni globali di gas serra, l’incremento della temperatura media globale rispetto al livello pre-industriale potrebbe superare i 2 gradi e arrivare anche oltre i 5 gradi Celsius.”
Gli effetti di aumenti di questa portata sarebbero ancora più gravi di quelli registrati fino a oggi e di cui si inizia a sperimentare l’entità, per esempio con una aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi. Basterà questo a riportare la questione di climatica e quindi quella delle emissioni in cima all’agenda politica internazionale, soprattutto dopo i fallimenti delle ultime conferenze negoziali, come l’ultima a Doha?
Nel frattempo, negli ultimi 15 anni circa la temperatura media del pianeta è aumentata ma a un tasso minore rispetto agli anni precedenti. Per qualche commentatore era la prova che il riscaldamento della Terra non è dovuto alle attività dell’uomo. Una tesi bocciata sonoramente dal rapporto dell’IPCC, frutto di oltre 200 autori principali, 600 curatori contributori, 50 curatori, oltre 1500 revisori di tutto il mondo.
E non è finita qui. Il prossimo anno verranno pubblicati altri due rapporti dell’IPCC. Uno dedicato agli impatti, all’adattamento e alla vulnerabilità dei sistemi ambientali e sociali rispetto al cambiamento climatico. L’altro alle strategie di mitigazione. Il clima quindi è e sarà sempre più una questione anche politica.
Fonte: lescienze.it