Lima COP 20: una tappa obbligata del percorso verso Parigi 2015
La COP20 (Lima, Perù 1-12 dicembre ’14) ha rappresentato una tappa obbligata del percorso verso Parigi 2015 COP 21, sede in cui è auspicata, e per certi versi prevista, la definizione di un nuovo accordo internazionale in grado di affrontare fattivamente il cambiamento climatico globale. In accordo con le previsioni della vigilia, le principali criticità affrontate durante i negoziati hanno riguardato le “Intended Nationally Determined Contributions (INDCs)“, che rappresentano l’impegno che gli stati intenderanno profondere in termini di obiettivi quantificabili di intensità energetica o di riduzione delle emissioni climalteranti. A tal proposito nessuna decisione specifica è stata assunta, se non l’impegno dei singoli stati a presentare i propri piani nazionali entro Marzo (o fine settembre, in ultima istanza). La diversità di approccio e quantificazione degli obiettivi che ciascuno stato (inclusi, su base volontaria quelli in via di sviluppo) sceglierà di perseguire, renderà poi necessario un lavoro di “normalizzazione” che le stesse Nazioni Unite completeranno entro novembre 2015 al fine di prevedere i potenziali impatti positivi risultanti dall’aggregazione dei singoli obiettivi nazionali. In modo ancora più accentuato, il tema dell’adattamento al cambiamento climatico, ha rimarcato le differenze tuttora sostanziali tra le posizioni dei paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Questi ultimi, in particolare, hanno chiesto che il meccanismo “loss and damage” (che prevede compensazioni economiche per paesi nei quali gli impatti del cambiamento climatico sono così forti da superare le capacità di adattamento) sia incluso nel futuro accordo globale, ottenendo tuttavia solamente un piano di lavoro biennale finalizzato allo studio del meccanismo. Nel ottica del percorso verso Parigi 2015, al termine dell’ultima seduta prolungatasi fino alla notte del 13 Dicembre, le Parti hanno raggiunto un’intesa di massima sul testo, denominato “Lima Call for Climate Action”, contenente gli elementi principali (e molte variabili) del futuro accordo globale oggetto della Conferenza di Parigi. Tuttavia, la stessa natura legale del futuro accordo di Parigi, definito nel testo come “protocollo, altro strumento legale o accordo vincolante”, risulta ancora da definire e la ratifica del “Doha Amendment” (misura transitoria di estensione sino al 2020 di molti elementi costitutivi del Protocollo di Kyoto) procede troppo lentamente. Sul fronte della Carbon Finance, infine, pur registrando il recente aumento a 10 miliardi di dollari delle dotazioni finanziarie del Green Climate Fund (il fondo globale finalizzato a fornire supporto finanziario ai paesi più vulnerabili al cambiamento climatico) Lima non ha rappresentato sostanziali passi in avanti demandando, al contrario, al futuro accordo di Parigi (tutt’altro che scontato, è bene ricordarlo) sia la scelta delle modalità di approvvigionamento finanziario del fondo sia le modalità di utilizzo delle risorse disponibili.