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La bolletta del vicino è sempre più verde.

La bolletta del vicino è sempre più verde.

Lo scorso 15 novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge “Collegato Ambiente” alla legge di Stabilità, con lo scopo di promuovere nuove misure di green economy, modelli di sviluppo riguardanti le energie rinnovabili, il trasporto ecologico, la gestione delle risorse naturali, l’edilizia ecosostenibile eccetera. L’intento è ovviamente quello di incentivare comportamenti virtuosi da parte dei Comuni e dei cittadini. Eppure le azioni proposte appaiono in gran parte trascurare il reale comportamento delle persone. Le scienze comportamentali mostrano, in particolare, come l’idealizzazione di cittadino “razionale” e ben informato, che prende decisioni virtuose per se stesso e per la società, presupposto dal disegno di legge, sia in parte disatteso alla prova dei fatti. Procrastinazione, inerzia, tendenza a rimanere nel propriostatus quo, preferire risparmi sul breve periodo piuttosto che a lungo termine, sono solo alcuni dei fattori ben documentati che influenzano le scelte dei cittadini e che ostacolano la diffusione di comportamenti pro ambientali.

Quali misure “comportamentali” (behavioral) possono allora intraprendere i governi per promuovere la green economy? L’approccio nudge utilizza i risultati dell’economia cognitiva applicata per fornire uno strumento in più aipolicy makers (vedi le putbate precedenti di questo Blog)Tenere conto di ciò che realmente influenza i processi di scelta dei cittadini permette di progettare e sperimentare  politiche pubbliche che indirizzano i singoli verso scelte virtuose. In particolare, tre sono gli ambiti di applicazione che a oggi hanno mostrato i risultati più premianti: a) il confronto sociale, b) informazioni più semplici e c) le opzioni di default.

a)     La bolletta del vicino è sempre più verde

Il problema dello spreco energetico va inquadrato in termini di comportamenti del tutto evitabili e abitudinari – come lasciare inutilmente accese luci e apparecchiature -, che sommati in un lungo intervallo di tempo portano a notevoli costi aggiuntivi ed emissioni consistenti. Opower, leader statunitense nel settore del risparmio energetico, dal 2007 è riuscita là dove decenni di campagne di sensibilizzazione e di incentivi hanno ottenuto risultati poco significativi. Come? Semplicemente comunicando nelle bollette delle persone quanto fosse il consumo energetico della loro abitazione confrontato con quello medio del quartiere. Fornire alle persone i consumi comparati con quelli dei vicini ha fatto aumentare i risparmi energetici in media tra il 2% e il 6%, con risultati duraturi sul lungo periodo. Dal suo impiego questo metodo ha portato a un calo generale delle bollette di 360 milioni di dollari, corrispondenti a quasi due milioni e mezzo di tonnellate di CO2 abbattute e a tre terawatt di corrente elettrica consumati in meno (consumo annuo di una città di circa 400mila abitanti.)  Opower

E ha convinto aziende come E.On a fornire ai propri clienti un Saving Energy Toolkit basato su bollette comparative. Il segreto dietro questi clamorosi risultati è la semplice forza del confronto sociale. Attraverso la comparazione viene trasmesso il messaggio che il rispetto per l’ambiente è la norma da seguire, non l’eccezione. I cittadini, influenzati dal comportamento virtuoso dei propri pari, tendono dunque a conformarvisi in modo, per così dire, del tutto naturale, automatico.

b)     Per una democratizzazione dei dati

Le nostre bollette sono troppo complesse, comunicano i dati esclusivamente con unità di misura di non immediata comprensione (es. kWh) e sono lontane dal momento del consumo. Non ci offrono cioè un adeguato feedback immediato tale da poterci guidare e incentivare verso un cambiamento di abitudini in senso virtuoso. A ciò potrebbe efficacemente contribuire la diffusione di smart meters, contatori intelligenti che mostrano in tempo reale al consumatore quanto stia consumando la propria abitazione in termini energetici ed economici. Utilities e start-up come OpowerNestSimple EnergyWaterSmartGrid Navigator, aiutano i cittadini a modificare le proprie abitudini in maniera più semplice e consapevole. Non è importante dunque soltanto fornire informazioni dettagliate ai consumatori, ma è cruciale il modo in cui vengono presentate.

Nel Regno Unito e negli Stati Uniti sono in fase di sperimentazione i primi progetti di democratizzazione dei dati. Tradizionalmente l’attenzione è stata posta sull’asimmetria informativa che sussiste tra consumatore e produttore. Si cerca cioè di tutelare il consumatore per la sua ignoranza fornendogli la conoscenza necessaria delle proprietà del prodotto che intende acquistare o del contratto che intende sottoscrivere. Eppure c’è un altro tipo di ignoranza altrettanto insidiosa, l’ignoranza che il consumatore ha di se stesso. Ovvero il suo non avere una precisa conoscenza delle proprie abitudini ed esigenze di consumo. Dai servizi telefonici a quelli energetici, molti cittadini sottoscrivono contratti che li portano sistematicamente a spendere di più perché non adatti alle loro necessità; a vantaggio della compagnia che vende il servizio, a detrimento del suo portafogli, e in molti casi dell’ambiente. Qui il mantra è “smarter information, smarter consumers”. I progetti midata smart disclosurepermettono ai cittadini di scaricare i dati riguardanti i propri consumi energetici in un file dal formato elettronico universale. Questo può essere caricato su motori di ricerca appositi per trovare contratti in linea con le proprie reali esigenze di consumo, con la stessa semplicità con cui si acquista un volo aereo o si prenota una stanza di albergo al miglior prezzo possibile.

c)     Green defaults

Come possono, infine, i policy makers sfruttare a loro favore l’umana tendenza all’inerzia, che frena gran parte dei cittadini a utilizzare fonti energetiche che nel lungo periodo garantiscono risparmi economici e un maggior rispetto dell’ambiente? Un’ipotesi d’intervento è data di green default. Le opzioni di default sono le opzioni di scelta che vengono preselezionate per chi deve compiere una decisione, nel caso quest’ultimo non manifesti una scelta attiva differente. Nella selezione di un contratto o di una fonte energetica, un policy maker può comunicare tramite la scelta di default che quest’ultima è quella ottimale o il punto di riferimento con il quale confrontare le altre opzioni a disposizione. Energie e comportamenti pro ambiente diventerebbero quindi l’opzione pre-selezionata, se un cittadino non indicasse un’opzione differente. La scelta dei cittadini sarebbe indirizzata a favore di fonti rinnovabili o di pratiche virtuose come l’isolamento termico della propria abitazione, senza tuttavia limitare la libertà di scelta. Chiunque, infatti, avrebbe la possibilità di scegliere diversamente e modificare, per esempio, contratto e fornitore. In due comunità tedesche, l’introduzione dai green default ha portato l’adesione alle energie rinnovabili oltre il 90% della popolazione.

 Come si può costatare si tratta di interventi a basso costo, ma efficienti e dall’elevato impatto in termini di risparmio economico, rispetto ambientale esemplificazione dell’apparato burocratico. Tramite azioni di questo tipo le istituzioni potrebbero così promuovere la cultura della sperimentazione: l’efficacia dei provvedimenti è rigorosamente misurata sulla base dei dati opportunamente raccolti. E insieme stimolare la competizione in un nuovo settore di mercato, in grado di sfruttare le potenzialità di nuovi approcci, in cui nuove e vecchie aziende potrebbero confrontarsi in termini di innovazione e fornitura di servizi a misura di scelte virtuose, per cittadini consapevoli. Un’occasione da non perdere per il nostro paese, anche in vista dell’Expo 2015 di Milano e dell’ imminente presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea dal 1 luglio 2014.

Fonte: ilsole24ore.com

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