Fotovoltaico in Africa, energia pulita per un Continente
Più del 70 % della popolazione dell’Africa sub-sahariana rimane al buio dopo il tramonto. Il continente più assolato è quello a cui manca maggiormente la luce. Questo deficit è ancora un grosso freno per lo sviluppo e talvolta per la stessa sopravvivenza delle popolazioni locali. L’Africa è rimasta, in questo senso, il continente nero. Forse in Occidente ci siamo troppo abituati per rendercene conto; non solo l’energia elettrica è fondamentale per la nostra vita quotidiana, ma è stata essenziale per il nostro sviluppo. Se uno dei problemi più seri per l’Africa è quello della diffusione delle cure mediche, si pensi solo a quanto importanti sono, ad esempio, i frigoriferi per la conservazione di farmaci, campioni e provette. La diffusione dell’elettricità aiuterebbe l’istruzione e l’alfabetizzazione, dando la possibilità a bambini e adulti di studiare anche dopo il tramonto, senza rischi per la salute. Infatti la maggior parte degli africani che vivono in zone non raggiunte dall’elettricità usa lampade al kerosene: altamente tossiche e inquinanti.
Si deve illuminare l’Africa, già da decenni avvelenata dai rifiuti tossici europei e sempre più preda di speculazioni ambientali, in modo pulito. Il World Future Council – Fondazione tedesca che si adopera per la sostenibilità e i diritti umani, ha fondato l’African Renewable Energy Alliance, nel 2009, proprio per promuovere le rinnovabili in Africa. Il progetto è sostenuto dall’Unione Europea e dalla Banca Mondiale, oltre che da numerose organizzazioni. Si ritiene indispensabile il ricorso all’energia pulita nel continente. Le rinnovabili favorirebbero i due maggiori settori di sviluppo locale, agricoltura e turismo. Gli impianti modulari sono oltretutto ideali per l’impiego nelle località remote e nelle aree di conflitto, le più bisognose di interventi: in caso di guasti localizzati, ad esempio la rottura di un pannello solare, la funzionalità non va persa del tutto. Un’affidabilità maggiore rispetto alle tradizionali centrali elettriche, che richiedono una costante manutenzione. In altre parole: non può esserci un miglioramento effettivo nelle vite degli africani, sia nelle aree urbane che in quelle rurali, se non si incrementeranno le rinnovabili.
E qui dovrebbe entrare in gioco la risorsa di cui l’Africa abbonda: il sole. Il fotovoltaico può essere una grande opportunità, e infatti negli ultimi anni si è provato a diffonderne l’uso nei villaggi attraverso i kit per singole famiglie. I risultati sono buoni, ma non ancora ottimali.
Warex e CR Technologies, due aziende romane dell’EPC Consortium, hanno messo a punto modello di stazione autonoma di energia solare fotovoltaica, la Solar Power Station K10, che può fornire energia a un villaggio di circa quattrocento persone. L’impianto è mobile: arriva pre-assemblato e con le batterie già cariche, le operazioni di montaggio sono molto semplici. Quando e se non dovesse servire più, una volta svolto il suo compito di elettrificazione primaria, può essere smontato e portato altrove. Le stazioni K10 possono fornire durante il giorno 10kWh e immagazzinare energia sufficiente per erogare nottetempo altri 30kWh, per necessità maggiori esistono le versioni K30 o K60. Il sistema d’emergenza garantisce la carica delle batterie nelle giornate di cattivo tempo. La stazione è inoltre in grado di dare energia alle pompe elettriche per la distribuzione d’acqua dai pozzi.
Secondo l’architetto Giovanni Tirabassi, vicepresidente dell’EPC; «Il sistema fotovoltaico stand-alone per l’alimentazione dei mini-grid K10, K30 e K60, è più affidabile del kit per singola famiglia. Le piccole reti elettriche rappresentano un costo in più, ma consentono di fare opere durature e valide anche per raggiungere villaggi remoti». Lo scorso maggio un modello di K10 è stato installato presso l’Università Nagui-Abrogoua di Abidjan, in Costa d’Avorio. Il controllo da parte dei tecnici dell’EPC Consortium avviene a distanza, via rete GSM. L’organismo dell’Università preposto allo studio del suo funzionamento sta verificando i dati di produzione giornaliera e l’autonomia del K10 nei giorni di nuvolosità e di pioggia. Se i risultati saranno soddisfacenti, Solar Power Station potrebbe essere un modo agile di dare energia pulita all’Africa.
Fonte: La Stampa