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Ets: gas effetto serra in calo del 7,4%

Ets: gas effetto serra in calo del 7,4%

Le emissioni italiane contabilizzate in Ets (emission trading scheme) continuano a calare: nel 2014 – secondo il report di Ecoway, il principale operatore italiano della gestione e del trading della commodity CO2 – si registra un -7,4% rispetto al 2013, quando il calo era stato dell’8,2% rispetto al 2012. Anno su anno c’è un lieve “calo del calo” che potrebbe essere confermato anche per il 2015: i dati finora raccolti risultano abbastanza allineati. Dall’anno di entrata in vigore del meccanismo Ets, il 2005, fino al 2014 la riduzione complessiva delle emissioni è stata così del 32,7%. Questo risultato incoraggiante, si deve in parte alla diminuzione della produzione industriale, in parte al crescente contributo delle energie rinnovabili al mix energetico nazionale e in parte anche all’efficientamento degli impianti. «Stiamo assistendo ad un momento storico caratterizzato da incredibili sfide ed opportunità lungo il percorso di uno sviluppo mondiale “low carbon” – osserva Guido Busato, presidente di Ecoway -. L’auspicato raggiungimento di un accordo alla COP21 di Parigi e il pacchetto Clima ed Energia dell’Europa sono due importanti fattori che modificherano la strategia europea ed italiana di riduzione delle emissioni».

Secondo il report, se il trend è di costante diminuzione delle emissioni, ciò che cambia è che per la prima volta, dal 2008, le emissioni generate sono state superiori del 4% alla somma dei permessi assegnati gratuitamente e tramite asta nell’anno. «Questo accade per l’applicazione del controverso provvedimento di “backloading” che ha ridotto il quantitativo di permessi assegnabili a titolo oneroso tramite asta già nel 2014, per l’effetto del coefficiente di riduzione lineare introdotto nel 2013 che porta a una riduzione dell’1,74% anche dei permessi assegnati a titolo gratuito agli impianti coperti dal rischio delocalizzazione e per il calo delle emissioni che risulta, però, meno veloce rispetto al passato», spiega Andrea Ronchi, business development manager.

Nel quadro europeo, il nostro paese continua ad essere il quarto maggiore emettitore (ci precedono Germania, Uk e Polonia), con una specificità: le emissioni, infatti, calano di più rispetto alla media dell’Unione. Nel 2014 l’Europa, nel suo complesso, ha ridotto le emissioni del 4,92%, mentre l’Italia del 7,35% rispetto al 2013. I comparti hanno storie molto diverse legate in parte alla ripresa della produzione che non è stata uniforme e in parte agli investimenti nell’efficientamento degli impianti. Cominciamo dalla crisi. Il report evidenzia che «53 impianti su 1.095 in Ets cessano l’attività o escono dallo schema per ridimensionamento: ad avere la peggio sono le costruzioni». Le utility contribuiscono da sole per oltre la metà: precisamente il 54%. Va però detto che è dalla chimica (-10%) e dalle utility (-9%) che arrivano le performance migliori: sono infatti questi i settori che hanno registrato il maggior calo delle emissioni tra il 2013 e il 2014. La bassa domanda di energia e il contributo delle rinnovabili hanno generato negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento dell’attività di quasi tutti gli impianti e in alcuni casi hanno portato al fermo totale. In controtendenza l’alimentare che aumenta le emissioni del 9%. Se si guarda la geografia italiana, la Puglia rimane la regione con il maggior numero di emissioni verificate: il 21%.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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