Equità intergenerazionale e giustizia climatica nel nuovo testo in vista della COP di Parigi
Mentre ci avviciniamo alla Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici di Parigi, a Ginevra si è appena conclusa la conferenza Ad Hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action, o ADP: è il gruppo di lavoro costituito a Durban, nel 2011, con il mandato di “sviluppare un protocollo, un altro strumento legale o un risultato condiviso con forza legale attraverso la convenzione UNFCCC e applicabile a tutte le Parti”. L’ADP dovrà completare il suo lavoro entro il 2015, e quindi entro la Conferenza delle Parti numero ventuno di Parigi; mentre il nuovo trattato entrerà in azione dal 2020.
La Conferenza ADP di Ginevra è quindi l’inizio di un anno impegnativo, la prima di una lunga serie di appuntamenti avvicinatori. L’obiettivo era di arrivare a un testo negoziale su cui lavorare durante i prossimi mesi. Questo obiettivo è stato effettivamente raggiunto, e anche in tempi celeri; ma il risultato della trattativa è stato di aggiungere opzioni su ogni ambito negoziale. Tanto che il testo negoziale è lievitato da 39 pagine a 86. Dentro c’è ancora di tutto: ad esempio, per quanto riguarda quanto debba essere il risultato aggregato delle azioni di mitigazione di anidride carbonica e degli altri gas serra, le opzioni sul piatto vanno da una riduzione delle emissioni dal 40-70% al 70/95% entro il 2050. Altri aspetti su cui ancora tutte le opzioni sono aperte riguardano la natura legale del nuovo trattato e il regime di compliance collegato all’attuazione: occorre infatti decidere se creare un nuovo organismo preposto al controllo del rispetto del trattato e, in caso, con quali modalità dovrà funzionare. Tra le proposte, c’è anche quella di un tribunale internazionale per la giustizia climatica.
Significativo l’inserimento del principio dell’equità intergenerazionale, secondo il quale le generazioni future hanno gli stessi diritti rispetto al nostro Pianeta: questa indicazione potrebbe sembrare scontata, in quanto è già nel Rapporto Brundtland del 1987 che per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo “che soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere alle loro”. Eppure l’inserimento di questo principio ha richiesto il lavoro di due anni di un gruppo di giovani riuniti nella constituency (ovvero uno dei gruppi di rappresentanza della società civile ai negoziati), YOUNGO. Il loro percorso è raccontato da Federico Brocchieri su Adopt A Negotiator (traduzione italiana sul sito dell’Italian Climate Network). L’introduzione dell’equità integenerazionale è avvenuta proprio a Ginevra attraverso la sottomissione ufficiale del testo da parte del gruppo di sei Stati riuniti nella coalizione AILAC (Independent Alliance of Latin America and the Caribbean, Chile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Panama e Peru).
Significativi paragrafi sono stati inseriti nelle sezioni riguardanti l’adattamento ai cambiamenti climatici già in corso, la trasparenza, il trasferimento di tecnologie, il capacity building, la finanza, il meccanismo Loss&Damage. Inoltre, è stato inserito l’esplicito riferimento al collegamento tra cambiamenti climatici, diritti umani – con tutte le implicazioni riguardo alle future migrazioni e rilocalizzazioni di popoli, – diritti delle popolazioni indigene e delle donne. Questo avvicinamento tra politiche del clima e diritti umani era stato ufficialmente dichiarato tramite la nomina dell’ex commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Mary Robinson, come delegato speciale delle Nazioni Unite per i Cambiamenti Climatici, a luglio scorso. I numeri degli impegni individuali di riduzione, invece, ancora non sono stati resi noti: come già accordato nelle precedenti conferenze, questi saranno dichiarati su base volontaria dagli Stati entro il 31 marzo (con termine ultimo ottobre per i Paesi ritardatari).
Cosa rimane da fare nei prossimi mesi? La parola chiave adesso è “streamlining”: snellire il testo, per portarlo dalle 86 pagine, adesso colme di ripetizioni e opzioni, a una bozza più gestibile. Proprio per questo sono stati aggiunti ben due nuovi appuntamenti che vanno a sommarsi all’incontro già previsto a Bonn a giugno. Saranno questi tre appuntamenti (1-11 giugno, 31 agosto-4 settembre, 19-23 ottobre) a definire lo “snellimento”, e quindi il contenuto, dell’accordo da siglare a Parigi.
Fonte: La Stampa