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Enea: è davvero il momento della svolta?

Enea: è davvero il momento della svolta?

di Alessndro Lanza

Il senso della nomina di Federico Testa commissario straordinario dell’Enea apparirà più chiaro entro la fine dell’anno. Perché non si capisce bene con quali criteri sia stato scelto. Docente universitario, ex deputato Pd con incarichi di partito, saprà e vorrà far voltare pagina all’Agenzia?

Circa un anno fa, Gian Antonio Stella scriveva sul Corriere della Sera: “Lo chiudano piuttosto, se hanno il fegato di farlo. Ma è indecente tenere in vita l’Enea come fosse un peso morto, da alimentare controvoglia sparagnando sui centesimi.
Il governo, quale che sia, pensa che l’Italia dei Fermi, degli Amaldi, dei Rubbia non abbia più bisogno della ricerca? Si assuma l’onere di dirlo. O si regoli come nei Paesi civili”.

TRA INCURIA E LOTTIZZAZIONE

A distanza di un anno la situazione dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (o Enea, com’è comunemente nota) non è mutata affatto, e le prime vittime di questo complesso  guazzabuglio sono gli oltre 2700 dipendenti che hanno avuto a che fare con una perenne riorganizzazione, se si pensa solamente che in 15 anni l’Enea ha avuto tre commissari straordinari (Carlo Rubbia, Luigi Paganetto e Gianni Lelli), quattro direttori generali (Renato Strada, Gaetano Tedeschi, Maurizio Urbani e lo stesso Lelli) e una lunghissima storia di nomine fatte e sconfessate nel giro di una settimana.
I problemi dell’Enea sono molti e dipendono da tanti fattori, condivisi peraltro da tutto il comparto della ricerca in Italia. Fra questi: scarsezza di risorse, organizzazione complessa e burocratica, elevata età media dei ricercatori, bassa mobilità, scarsa importanza attribuita ai criteri eminentemente scientifici nella valutazione del personale.
Tuttavia -e nemmeno questo dovrebbe sorprendere- la parte peggiore l’ha giocata la politica attraverso la sistematica lottizzazione dei vertici con risultati tra il tragico e il comico.  Basti ricordare l’avventura dell’ex senatore leghista Claudio Regis,  che si è conclusa con una condanna della Corte dei Conti a risarcire 74mila euro (oltre ad una condanna a un anno e nove mesi dal tribunale penale di Roma), per “sostituzione di persona e truffa”. Regis -vice presidente dell’Enea- millantava un titolo di studio che non aveva, arrivando ad affermare: «Nessuno mette in discussione le competenze di Rubbia sulle particelle, ma quando parla di ingegneria è un sonoro incompetente ».

MA CHE COSA FA DAVVERO L’AGENZIA?

Il problema principale dell’Enea -almeno da 20 anni- è la mancanza di un compito definito e condiviso. Nel suo assetto attuale l’Agenzia fa forse troppe cose e molto diverse tra loro, senza che questo appaia quanto meno dispersivo. Risulta difficile capire perché l’Enea debba gestire parte delle propria attività in sovrapposizione con enti come Cnr e Ispra. Il tutto peraltro senza le risorse adeguate. E il processo di moltiplicazione di posti di responsabilità (oggi sono circa 30 unità) non ha certo aiutato a comprendere a pieno la vera natura dell’Agenzia, che avrebbe dovuto integrare funzionalmente e non parcellizzare ulteriormente.
Una possibile soluzione potrebbe scaturire dall’operazione di riordino degli enti di ricerca, secondo le linee di discussione in queste settimane nelle diverse commissioni parlamentari. All’Enea potrebbero essere affidati i compiti strettamente relativi ai temi energia, ambiente, efficienza energetica, riallocando i ricercatori e le strutture non coerenti con questi due filoni negli altri enti di ricerca (Cnr, Infn, Iss, Ispra, Ingv, etc.). È un’operazione complessa, ma sempre migliore del declino cui l’Enea sembra condannata.
L’opzione “ridimensionamento” non è la sola possibile. Mantenere, rifinanziare e rilanciare l’Agenzia con le sue competenze nella sua struttura attuale è un’ulteriore possibilità. L’importante è che il Governo agisca per non  lasciare morire l’istituzione per inedia senza prendere una decisione.
Al momento il pendolo sembra oscillare per la prima soluzione.

CHI È IL NUOVO COMMISSARIO

Prima di procedere con qualunque soluzione sarebbe necessario acquisire una perfetta conoscenza dell’Agenzia e dei suoi compiti attuali. Esiste una specificità dell’Enea che non va persa, ma al contrario valorizzata, e che riguarda la capacità di andare oltre la ricerca – che può essere garantita anche da altri enti -per andare incontro al territorio ed al sistema delle imprese.
In questo quadro complesso deve essere letta la recente nomina a commissario di Federico Testa, direttore del dipartimento di Economia aziendale e ordinario di Economia e Gestione delle imprese dell’Università di Verona. Testa è stato deputato del Pd, responsabile per l’energia per il partito, componente della Commissione attività produttive della Camera dei Deputati nella passata legislatura, ed ha ricoperto inoltre diversi incarichi nei consigli di amministrazione di società operanti nei servizi pubblici locali.
In questa fase il Governo -arrivato colpevolmente con il fiato corto alla scadenza del commissario Lelli- invece che nominare un consiglio di amministrazione e dunque un presidente, ha preferito nominare un nuovo commissario. Un’azione che di per sé non sarebbe censurabile, ma che contiene alcuni elementi che potranno essere meglio definiti nel futuro. Il primo è un problema di correttezza istituzionale, che ha comunque la sua rilevanza. Se un Ente ha un consiglio scaduto (e nel caso specifico scaduto da tempo e mai rinominato per mancanza di interesse e veti politici incrociati) si dovrebbe cercare di rimuovere queste difficoltà e procedere alla nuova nomina. Indicare un nuovo commissario -che peraltro ha molti più poteri di un presidente- per non voler affrontare i nodi della ricomposizione di un consiglio, non fa parte della fisiologia della governance di un ente pubblico. Manovra peraltro già fatta nel passato da un governo di segno opposto, con la nomina a commissario di Luigi Paganetto, poi nominato presidente.

CON QUALI CRITERI SI SCEGLIE IL VERTICE

La nomina di Testa apparirà più chiara entro la fine dell’anno, quando sperabilmente si alzeranno le brume sul riordino degli enti di ricerca. Se -com’è possibile- l’Enea verrà alleggerita e focalizzata sui temi energia e ambiente, Testa potrebbe essere la persona che garantisce questa transizione, opportunamente affiancato da un Cda con pieni poteri e da un direttore generale che porti quel contributo di esperienza gestionale che sembra mancare.
Se al contrario l’Enea rimanesse nel futuro la balena spiaggiata che abbiamo visto in questi ultimi anni,  la presenza del prof. Testa assumerebbe un altro significato per diventare l’ennesima nomina opaca e partitocratica.
In ogni caso sarebbero auspicabili nomine maggiormente trasparenti che indicassero con chiarezza ai portatori di interesse la griglia di valutazione utilizzata. La competenza tecnico-scientifica? Una significativa esperienza manageriale? Un lungo periodo di lavoro trascorso all’estero in istituzioni analoghe? Il ritratto ideale del commissario/presidente per un’istituzione complessa che merita un rilancio, può assumere diverse fisionomie. Tra queste, quella di “amico dei partiti” non è contemplata. Non si tratta – sia chiaro – di fare del facile quanto inutile moralismo. Il criterio di cooptazione esiste ed esisterà per sempre. Per un’istituzione di questo peso avere un presidente che riesce sempre interloquire con la politica, conoscendone a fondo i meccanismi, non potrà che essere un vantaggio.
In un mondo di facile e sterile anti-politica, si tratta unicamente di mostrare a tutti con chiarezza -cittadini contribuenti in primis- che le risorse pubbliche sono utilizzate al meglio e che le nomine -che rimangono politiche- hanno una logica interna,  che andrebbe spiegata con chiarezza ex ante e verificata con estrema attenzione ex post.

Centro per un Futuro Sostenibile Via degli Zingari, 15 - 00184 Roma (tel. +39 06.87570009)