Clima, rapporto WGII IPCC
Gli effetti del riscaldamento globale probabilmente sono “gravi e irreversibili”. È impietoso il giudizio dell’Ipcc (Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite) nel rapporto diffuso oggi a Yokohama, Giappone, sullo stato di salute mondiale dell’ambiente. I dati confermano che il cambiamento climatico “è una realtà, sta avvenendo ora e sta colpendo le vite e il benessere di intere popolazioni così come quello di ecosistemi delicati alla base di importanti cicli vitali”. Basti pensare alle ondate di calore che hanno colpito l’Europa nel 2003, alle devastazioni prodotte dagli uragani negli Stati Uniti e agli incendi in varie parti del pianeta. Secondo gli oltre 1.700 scienziati che hanno lavorato al rapporto (in vista delle decisioni che dovranno essere prese nella conferenza di Parigi nel 2015) ci sono prove “schiaccianti” anche sugli effetti per l’uomo, in particolare per quanto riguarda salute, cibo e sicurezza.
I raccolti di mais, riso e frumento, secondo le proiezioni, sono destinati a calare del 25% entro il 2050 e molte specie di pesci potrebbero migrare in zone diverse dall’habitat naturale. Lo scenario è quello di milioni di persone al collasso per fame e sete e un’umanità dilaniata da guerre, carestie, alluvioni ed esodi di massa. Gli effetti maggiori, si legge nel comunicato finale dell’Ipcc, si verificheranno ai tropici e ai Poli, nelle piccole isole e nei grandi continenti sia in paesi ricchi, sia in paesi poveri. Attualmente i paesi in via di sviluppo e le comunità rurali stanno subendo e subiranno i danni maggiori per gli impatti sulla produzione alimentare, gli allevamenti di bestiame e le economie locali. Molte popolazioni al mondo sono altamente vulnerabili ad un riscaldamento che superi i 2°C rispetto ai livelli pre industriali. Per il presidente dell’Ipcc Rajendra Pachauri, riporta il sito della Bbc, “nessuno su questo pianeta può essere esentato dagli impatti dei cambiamenti climatici”.EUROPA SOTTO PRESSIONE – L’Europa centrale e settentrionale (compreso il Regno Unito) saranno pesantemente impattati dalle inondazioni dei fiumi con la possibilità di raddoppiare i danni già attuali. Tenendo conto gli impedimenti alla crescita economica le perdite da inondazioni in Europa in uno scenario da 5.5°C potrebbero incrementare di 17 volte. Scenari foschi anche per la biodiversità europea: fino al 9% dei mammiferi saranno a rischio di estinzione e fino al 78% saranno severamente minacciati dal pericolo di estinzione. Il turismo invernale nelle zone montane e quello estivo nell’area mediterranea decresceranno con l’incremento delle temperature. Il cambiamento climatico produrrà, inoltre, un declino della produttività alimentare dovuto anche a malattie e diffusione dei funghi parassiti, che avrà effetti significativi sulla sicurezza alimentare mondiale. Nell’Europa meridionale le condizioni di piovosità saranno ristretti a certi periodi in inverno e in primavera. I rischi di incendi negli habitat naturali e anche di megaincendi continueranno a crescere, come lo faranno i rischi dovuti alle tempeste di vento. Il valore delle foreste europee declinerà di diverse centinaia di miliardi di euro e le incidenze di malattie dovute ad insetti, funghi ed altri parassiti incrementeranno. Le temperature in mare più calde e i fenomeni di acidificazione oceanica impatteranno seriamente sull’industria del pesce e dei molluschi bivalvi. Il cambiamento climatico produce e continuerà a produrre significativi effetti sulla biodiversità europea, incluse le modalità temporali delle migrazioni e dei periodi di riproduzione degli uccelli. Si prevede che gli habitat adatti per la riproduzione degli uccelli si dovranno “spostare” di circa 550 chilometri entro la fine del secolo. Fino al 9% dei mammiferi saranno a rischio di estinzione e fino al 78% saranno severamente minacciati dal pericolo di estinzione. Ad oggi una specie invasiva giunge nel mar Mediterraneo ogni 4-5 settimane. Questo tasso continuerà a crescere.“Il rapporto per la prima volta sottolinea la marcata differenza tra ciò che la Terra potrebbe essere se agiamo ora per tagliare le emissioni di gas serra, che attualmente provengono per la maggior parte dall’uso dei combustibili fossili, e quello che potrebbe accadere in assenza di azioni veloci e adeguate – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia –. Questo report ci pone dinanzi a due scelte: tagliare le emissioni ora e investire in azioni di adattamento e avere un pianeta su cui gravano rischi affrontabili, seppur a fatica e con grandi costi, oppure, non fare nulla e prepararci a un mondo di rischi e impatti devastanti e fuori controllo. Il Report è molto chiaro su questo punto: non c’è da aspettare. Siamo ancora in tempo per limitare i danni adottando tutte le forme di adattamento possibili rispetto agli effetti che vediamo oggi.- ma senza azioni immediate e specifiche per eliminare le emissioni di gas serra, gli effetti saranno ben più gravi e oltre i limiti di un possibile adattamento. Speriamo che il prossimo report IPCC che verrà reso noto a Berlino in aprile darà indicazioni chiare sulle soluzioni attuabili”.