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Clima, le mosse giuste oltre l’accordo di Parigi

Clima, le mosse giuste oltre l’accordo di Parigi

di Francesco Rutelli

Non sempre la politica e i negoziati internazionali arrivano per ultimi, davanti alle sfide del nostro tempo. L’opinione pubblica oggi fatica a mobilitarsi sui grandi temi dei Cambiamenti climatici e dell’ambiente globale: nonostante l’impegno degli ecologisti e degli scienziati addetti ai lavori, i cittadini appaiono più preoccupati da stagnazione economica ed occupazione.

Questa volta, però, il biasimatissimo “circo” delle Conferenze internazionali, e dei politici e diplomatici che le animano, sta preparando una doppia novità, all’indomani dell’Accordo approvato a Parigi lo scorso Dicembre per mantenere “ampiamente sotto i 2 gradi” la crescita della temperatura sulla Terra, e dunque contenere effetto-serra e devastanti cambiamenti del Clima.

Il processo di ratifica dell’Accordo da parte degli Stati membri ha avuto una positiva accelerazione, e dovrebbe concludersi già entro il 2016. L’intesa tra Obama e Xi Jinping è stata determinante: per il Presidente USA, con la volontà di stoppare il negazionismo di Donald Trump e di parte del Congresso; per Pechino, nella consapevolezza che l’inquinamento globale scaturisce anche da un inquinamento locale che l’opinione pubblica cinese vuole venga decisamente ridotto.

Dunque, la preoccupazione di un processo troppo lento, lungo e farraginoso è stata in questa fase messa all’angolo, anche grazie alle impegnative decisioni prese unitariamente dall’Unione Europea.

La seconda novità è estremamente incoraggiante: si riunisce oggi a Kigali (Ruanda) la Conferenza delle Parti del Protocollo di Montreal, per decidere sulla messa al bando di sostanze chimiche (gas HFC) altamente nocive per il Clima. Per attestare l’impegno dell’Amministrazione USA, vi prende parte il Segretario di Stato John Kerry.

Di che si tratta? E’ una “mossa del cavallo”, infrequente per il burocratico tran-tran dei negoziati globali: il Protocollo di Montreal (firmato nel 1987; chi scrive, da giovane deputato, fu tra i firmatari della Legge di ratifica in Italia) è servito a salvare, letteralmente, la fascia di ozono stratosferico – alcuni ricorderanno il famoso “buco” Antartico – minacciata dai gas CFC, i Clorofluorocarburi. Il passare del tempo ha dimostrato che sostituire quei gas, impiegati per la refrigerazione e in vari processi industriali, con altre sostanze (in particolare, gli HFC, Idrofluorocarburi) ha fermato il depauperamento dell’ozono, che protegge la Terra dai raggi ultravioletti, ma sta notevolmente accrescendo l’effetto-serra, così accelerando i cambiamenti climatici.

Dunque, utilizzare quel vecchio Protocollo per uno scopo del tutto nuovo è una mossa brillante, che non ha bisogno della complicata attuazione dell’Accordo di Parigi per ottenere risultati rilevanti: la crescita nei paesi più caldi di impianti di condizionamento basati su HFC, infatti, sta diventando dirompente. Solo iniziando la sostituzione degli HFC nel 2020, si taglierebbero tra 100 e 200 miliardi di tonnellate di emissioni equivalenti di CO2, con la possibilità di tagliare di circa 1/2 grado la crescita della temperatura media sulla Terra in questo secolo. Vedremo cosa uscirà fuori dall’incontro di Kigali.

Noi italiani abbiamo un motivo per sottolineare la convergenza anticipatrice che un anno e mezzo fa (23 aprile 2015) si è registrata su questi obiettivi, a Montecitorio, per iniziativa del Centro per un Futuro Sostenibile. Con il contributo del Governo (i Ministri Galletti e Gentiloni), del Parlamento (la Presidente Boldrini, ed Ermete Realacci), del DG della FAO Graziano Da Silva, della rappresentanza francese nella Conferenza sul Clima e di autorevoli scienziati ed esperti italiani, abbiamo avanzato “Tre proposte innovative dell’Italia”: oltre all’accelerazione dell’entrata in vigore del futuro Accordo di Parigi e alla rapida messa al bando degli HFC, abbiamo proposto un forte impegno per difendere le Foreste e ridurre lo spreco alimentare (altri due fattori rilevanti per il contrasto dei cambiamenti climatici). Proprio in questa chiave, il terzo volet della nostra iniziativa verrà rilanciato in una Conferenza internazionale il prossimo 28 Novembre presso la FAO, promossa dal CFS assieme al Governo Italiano e all’Organizzazione ONU responsabile di Cibo e Agricoltura, su “Climate Change and Agroforestry”.

Vogliamo dimostrare, all’indomani della prossima Conferenza sul Clima (COP22) di Marrakech, che questo processo, che riguarda la salute e l’avvenire stesso del mondo, richiede alla comunità internazionale di prendersi cura in modo risoluto degli ecosistemi. Sono il fulcro della biodiversità, sono granaio e polmoni della Terra. Vogliamo che questi obiettivi tornino al centro di un largo impegno civile ed ambientale nelle nostre società.

Pubblicato in data 13/10/2016 su “la Repubblica”

Centro per un Futuro Sostenibile Via degli Zingari, 15 - 00184 Roma (tel. +39 06.87570009)