“La protesta dei gilet gialli in Francia ha suonato un campanello d’allarme, lasciando intendere che chi si impegna per il clima e l’ambiente ʽpensa a come salvare il pianeta alla fine di questo secolo, mentre il popolo fatica ad arrivare alla fine del mese'”. Francesco Rutelli ci tiene a sottolineare come si senta ormai lontano dal mondo della politica attiva, impegnato nel suo ruolo di presidente dell’Associazione nazionale industrie cinematografiche (Anica). Ma i temi ambientali rimangono al centro della sua attenzione e per questo è preoccupato da quella che definisce una “eclissi” di questi argomenti nell’agenda politica dei partiti italiani, a partire dal centrosinistra.
“Tutti i temi di cui si parla oggi sono ecologici – spiega Rutelli – dalla ricostruzione post-terremoto a infrastrutture, Ilva, Tav, Tap. Ma tutto il modello di sviluppo italiano, a mio avviso, deve essere re-impostato sul soft power, per un Paese che propone al mondo la propria manifattura di qualità (cibo, design, moda, cinema e audiovisivo, per dire alcuni settori), intrecciando stile di vita italiano e sostenibilità ambientale”. Vasto programma, si sarebbe detto. E infatti, secondo Rutelli, “non può essere semplicemente un partito a fare tutto questo, ma un movimento trasversale che attende i suoi leader, un pensiero organizzato e le sue proposte. Soprattutto, per evitare il corto circuito delle piazze francesi, la politica deve saper trasformare i temi ambientali in un’agenda strategica e concreta in grado di creare occupazione. Questo dev’essere in Italia un Green New Deal”.
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