Auto elettriche che forniscono servizi di rete, un mercato in crescita
l termine inglese è vehicle-to-grid, in sigla V2G: auto elettriche messe a disposizione della rete come sistemi di accumulo per livellare i picchi e garantire stabilità in un sistema elettrico dominato da fonti non programmabili come sole e vento. La mobilità elettrica da sempre è considerata un ingrediente importante della smart grid, la rete elettrica intelligente necessaria alla transizione energetica. Ora questo scenario sta iniziando a concretizzarsi. Si cominciano infatti a vedere impianti a rinnovabili che usano come accumuli batterie di auto elettriche giunte a fine corsa e soprattutto si preannuncia un mercato in espansione anche per veicoli elettrici predisposti, oltre che per trasportare persone, per fornire servizi di rete quando sono attaccati alla presa: secondo Navigant Research, dal 2013 al 2022 saranno venduti oltre 250mila veicoli di questo tipo, finora usati essenzialmente in progetti pilota, e i ricavi che si avranno fornendo servizi di rete in questo modo passeranno dai 900mila dollari l’anno del 2013 a 190,7 milioni di dollari al 2022.
Partiamo dall’idea più semplice, quella di dare una seconda vita alle batterie delle auto elettriche quando arrivano ad avere prestazioni insufficienti per essere usate sui veicoli. In diversi progetti queste batterie vengono già usate come energy storage al servizio delle rinnovabili non programmabili. La notizia più recente a riguardo è quella del sistema di accumulo realizzato dalla giapponese Sumitomo Corp., in collaborazione con Nissan, al servizio di un parco fotovoltaico da 10 MW vicino ad Osaka, il progettoOsaka Hikari-no Mori: usando 16 batterie a fine vita della Nissan Leaf, si è realizzato un accumulo con potenza 0,6 MW e capacità 0,4 MWh. Facile capire come, in un futuro prossimo in cui la quantità di batterie di auto elettriche giunte alla fine della loro prima vita aumenterà in maniera esponenziale, il loro riutilizzo come batterie stanziali, magari anche nel residenziale, potrebbe avere un grande potenziale nel far scendere il costodei sistemi di accumulo.
Altro mercato interessante, come anticipavamo, quello del vehicle-to-grid vero e proprio, cioè dei mezzi elettrici predisposti per funzionare come buffer energetico per la retequando sono in ricarica. Questi veicoli possono fornire servizi di rete, cioè bilanciamento, cambiando la velocità a cui si ricaricano in base alle esigenze del sistema elettrico o addirittura reimmettendo energia in rete in caso di picchi di domanda.
Progetti pilota in questo senso sono in corso da diversi anni (già nel 2009 avevamo parlato di quel che si sta facendo sull’isola danese di Bornholm), ora – riporta Navigant Research – diversi modelli di business che fanno V2G si sono affermati e nella seconda metà del decennio saranno anche i singoli a mettere la loro auto a disposizione della rete. Il mercato, in questo momento assolutamente marginale, è destinato a crescere costantemente: come detto, si prevede che si vendano nei prossimi 8 anni oltre 250mila veicoli abilitati al V2G.
A spingere sono grandi corporation e progetti pubblici: ad esempio il dipartimento per la Difesa Usa ha di recente annunciato un investimento da 20 milioni di dollari per installare entro fine anno 500 veicoli predisposti al V2G, da dislocare presso varie basi in diversi mercati elettrici degli States.
Ovviamente gli ostacoli da superare affinché la diffusione del vehicle-to-grid diventi capillare sono molti. Innanzitutto le regole dei diversi mercati elettrici, che spesso, come accade in Italia, sono piuttosto restrittive nel definire i soggetti abilitati a fornire servizi di bilanciamento. Navigant si aspetta comunque che mercati elettrici con un crescente contributo di fonti non programmabili, come eolico e fotovoltaico, prevedano una forte penetrazione dei veicoli elettrici (vedi Cina) e adottino regole che agevolino il V2G al fine di rendere più efficiente il sistema elettrico.
Fonte: qualenergia.it