Abbiamo iniziato la mattinata insieme a Francesco Rutelli (Presidente, ANICA) parlando di sostenibilità, una parola sempre più usata ma di cui forse si ha solo una leggera e inadeguata consapevolezza. Non abbiamo davvero capito quanto siano seri i cambiamenti in atto e, pur adottando un linguaggio più green, restano parole e ben pochi fatti. L’UE ha scelto obiettivi economici e industriali che però, ad oggi, non si riusciranno a ottenere se non con un decisivo cambio di rotta. Dobbiamo costruire consenso raccontando bene e meglio la rivoluzione verde, anche in termini di creazione di lavoro. Dobbiamo togliere la paura nell’immaginario collettivo, spiegare concretamente le soluzioni da adottare e il loro impatto nel lungo termine, a beneficio di tutti.
Abbiamo proseguito parlando di “città del futuro” con l’Architetto Stefano Boeri: le città sono i luoghi dove si produce più innovazione ma anche dove si consuma di più, sono all’origine dell’accelerazione del cambiamento e al contempo ne diventano vittime (si pensi per esempio alle conseguenze di fenomeni come l’incontrollata urbanizzazione, la perdita di zone boschive e di biodiversità, mentre il Covid ci ha dato ulteriore conferme). Abbiamo oggi la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie per ottenere energia pulita e rendere le città autosufficienti a livello energetico, capaci di ridurre la CO2, diventare più verdi e assorbire le polveri sottili. La vera sfida è far sì che queste tecnologie siano impiegate concretamente e diventino fattori reali di sviluppo per tutti.
Nella sessione “Planet: riusciremo a salvare la terra?” abbiamo fatto una serie di riflessioni su cosa si può fare nell’ambito della società civile, dell’impresa privata e dell’agricoltura insieme agli ospiti Donatella Bianchi (Presidente WWF Italia), Ida Schillaci (Head of CSR Office, Esselunga), Maurizio Martina (Vicedirettore generale FAO). Come società civile dobbiamo continuare ad alzare la voce per richiamare aziende e governi e assumerci anche le nostre responsabilità con azioni quotidiane e comportamenti individuali che possono contribuire a questo utile e necessario cambiamento. È fondamentale che tutti si rendano conto della situazione in cui ormai ci troviamo: la terra in qualche modo ce la farà, ma la nostra specie ne pagherà il prezzo più alto. Serve un cambiamento in tutti i settori, compresi quelli dell’agricoltura e dell’allevamento che producono ca. 1/3 delle emissioni ma subiscono seri danni per i disastri ambientali legati a siccità, incendi ecc. Inoltre c’è un grande spreco di cibo da un lato e fame e malnutrizione dall’altro, una grande contraddizione del nostro tempo che va rimossa. Anche nel privato le aziende hanno iniziato a lavorare sul ridurre per esempio lo spreco, attraverso donazioni o riutilizzo per nuovi prodotti, creare packaging riciclabili, riciclati o compostabili, avviare progetti con la società civile. A questo impegno e all’attenzione sociale devono unirsi strategie politiche più coerenti, un salto di qualità nell’agenda G20, una spinta all’innovazione organizzativa di sistemi e modelli e alla collaborazione tra pubblico e privato.
Tuttavia, nonostante i problemi siano ormai sotto gli occhi tutti, perchè ci sembra che governi e istituzioni non abbiano preso ancora sul serio il tema ambiente iniziando dal cambiamento climatico? Lo abbiamo chiesto anche a Piero Angela (Divulgatore scientifico, giornalista, conduttore televisivo e saggista): la velocità dei cambiamenti è maggiore degli adattamenti. Oggi, a differenza di 50 anni fa, c’è molta più informazione ma è chiaro che le persone tendono a reagire con immediatezza solo quando c’è e sentono il pericolo vicino. Occorre ricordare però che la responsabilità è di tutti, non solo dei politici; serve investire di più nella ricerca e impegnarsi poi a fare le cose ogni volta che abbiamo gli strumenti per realizzarle. Utile anche porsi alcune domande per inserirsi in questa fase di cambiamento: quali politici si impegnano a fare le politiche, quali gli uomini a cui affidarne la realizzazione (abbiamo bisogno di persone competenti e capaci), in quale futuro vogliamo vivere. I giovani rappresentano la risposta a tutto questo.
Termina così la tre giorni di Planet Needs YOUth, dopo un susseguirsi di dialoghi e riflessioni con esperti che, oltre a fornirci informazioni e approfondimenti sui temi ambientali, ci hanno anche lasciato preziosi suggerimenti. Rileggi le riflessioni e gli ospiti dei due giorni precedenti del forum:
Day 1: Dialoghi sul mondo, sull’Europa, sulla salute circolare
Day 2: Dialoghi su “People” e “Prosperity”
and…
Planet Needs YOUth va avanti, con nuove attività per mettere al centro i giovani e renderli protagonisti di questo vento di cambiamento! Qui il programma completo.
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