A Durban i governi affrontano la sfida del futuro
Il rapporto, realizzato dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), la principale autorità mondiale sulle tematiche ambientali, trae conclusioni amare sullo stato degli sforzi globali per la riduzione delle emissioni e allo stesso tempo indica come tali sforzi possano essere resi efficaci.
“Questo rapporto dovrebbe essere considerato una ‘prova del nove’ per i negoziatori che si preparano ai negoziati sul clima di Durban – ha detto Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima e Energia del WWF Italia, che sarà in Sud Africa per partecipare ai negoziati – Il rapporto mostra chiaramente che se non si intraprendono ora delle azioni decisive, il mondo si avvierà verso cambiamenti climatici molto pericolosi. Ma anche l’UNEP conferma che possiamo ancora farcela, se ci impegniamo subito per fermare la deforestazione e creare un futuro basato su efficienza energetica e rinnovabili. Il gap infatti non è né tecnico, né economico: è una mancanza di volontà politica e di leadership.”
“Nessuno si aspetta che i governi riescano a colmare completamente il gap a Durban – continua Midulla – ma i negoziatori devono almeno evitare che il divario aumenti a causa di norme deboli e scappatoie sul metodo di calcolo delle riduzioni di carbonio. Il tempo delle furbizie deve finire, la sfida è perseguire con lealtà ed efficacia la decarbonizzazione.”
Stando al rapporto dell’UNEP, per avere una possibilità verosimile di mantenere l’aumento del riscaldamento globale sotto i 2°C rispetto all’era preindustriale, entro il 2020 le emissioni globali devono essere ridotte a 44 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente, ben al di sotto dei livelli correnti. Ma se anche gli impegni attuali più ambiziosi dei Governi fossero pienamente realizzati, le emissioni supererebbero questo limite di 6 gigatonnellate, un valore quasi equivalente alle emissioni annuali degli Stati Uniti.
Nonostante questo l’UNEP conferma che possiamo arrivare entro il 2020 e mantenere i livelli di riscaldamento globale tra 1,5 e 2° C, puntando sull’efficienza energetica, promuovendo le energie rinnovabili, riducendo la deforestazione e migliorando le pratiche agricole; un aiuto importante può arrivare dalla riduzione delle emissioni da trasporto marittimo e aereo internazionale, attualmente non regolamentate.
“Dobbiamo rafforzare la credibilità delle azioni dei Paesi sviluppati – conclude Mariagrazia Midulla – portando gli obiettivi ai livelli necessari per affrontare il cambiamento climatico secondo le indicazioni della scienza. L’Unione Europea, per esempio, deve accettare che il proprio impegno di tagliare le emissioni di appena il 20% entro il 2020 è troppo debole, mentre gli Stati Uniti, che non hanno ancora un piano credibile per raggiungere il loro pur debole obiettivo di riduzione delle emissioni, devono al più presto adottarne uno.”
Fonte: greenews.info